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Shein è un’azienda di fast fashion cinese che ha conquistato una popolarità globale grazie ai suoi prezzi bassi e alle collezioni costantemente aggiornate. Con un modello di vendita rapido e apparentemente conveniente, Shein rende accessibili capi “alla moda” (almeno, quella che provano a convincere sia l’ultima moda per questa settimana) a milioni di persone.
Tuttavia, le (giuste) critiche sul suo conto1 non mancano, soprattutto per le problematiche legate alla sostenibilità ambientale2, all’etica lavorativa3 e alla qualità dei materiali usati4. Il tutto, ovviamente, condito con grandi campagne di greenwashing5.
A queste critiche, si aggiunge un aspetto meno noto, ma ancor più preoccupante: la sicurezza dei prodotti stessi6.
Già nel 2022, Greenpeace aveva sollevato dubbi su Shein7 attraverso un’indagine su alcuni capi acquistati dal sito. I risultati sono stati inquietanti: diversi indumenti contenevano livelli di sostanze chimiche pericolose (ftalati, formaldeide, nichel, etc.) oltre i limiti legali, esponendo a gravi rischi sia i consumatori sia i lavoratori impiegati nella produzione. Sebbene Shein abbia dichiarato di aver implementato alcune misure di sicurezza, le prove concrete di miglioramento tardano ad arrivare, lasciando aperti molti interrogativi.
Ma cosa sono questi materiali? Per esempio8, gli ftalati (no, non è una parolaccia) sono una famiglia di composti largamente impiegati nell’industria, specialmente nei tessuti sintetici, dove vengono aggiunti per conferire flessibilità ed elasticità alle plastiche, come il PVC nei prodotti in similpelle.
Dato che la maggior parte dei tessuti utilizzati è di origine sintetica, i capi delle aziende di fast fashion ne fanno largo uso per rendere i tessuti più gradevoli al tatto.
Non tutti gli ftalati sono dannosi per la salute, ma molti presentano rischi per il sistema riproduttivo, soprattutto maschile, e alcuni influiscono sul sistema ormonale con possibili effetti come obesità o disturbi cardiaci. Per questo motivo, l’Unione Europea e altri paesi, tra cui la Svizzera, ne regolamentano l’uso, fissando limiti di concentrazione massima per i prodotti di largo consumo.
Nel 2024, l’attenzione internazionale è tornata su Shein quando le autorità di Seoul hanno bloccato alcuni carichi dell’azienda per effettuare controlli9. Anche in questo caso, sono state trovate sostanze tossiche nei capi, confermando che il problema è tutt’altro che risolto. Questa notizia ha spinto altri enti di controllo a condurre analisi più approfondite sui prodotti Shein.
La rivista tedesca Öko-Test, nota per le sue analisi indipendenti, ha pubblicato uno studio su alcuni capi del marchio10, rilevando che circa i due terzi dei prodotti contenevano livelli di sostanze chimiche pericolose11 superiori ai limiti di sicurezza12!
13L’aspetto più allarmante è che tra i capi contaminati ci sono anche prodotti destinati ai bambini14, una fascia particolarmente vulnerabile a causa della sensibilità della pelle e della tendenza a mettere in bocca tessuti o oggetti. Questa situazione non solo minaccia la salute dei consumatori, ma solleva gravi preoccupazioni per la sicurezza dei lavoratori coinvolti nella produzione. L’esposizione prolungata a queste sostanze pericolose può infatti causare seri danni alla salute, aumentando il rischio di malattie sia per chi indossa i capi sia per chi li produce. Intanto, la Corea ha già bloccato tutte le importazioni di capi per bambini, proprio per questi motivi.
Oltre alla questione dei materiali tossici, continuano le critiche sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche fornitrici di Shein: turni massacranti e paghe estremamente basse per i lavoratori, spesso senza garanzie di sicurezza adeguate. Il modello di business di Shein, basato su una produzione rapida e a basso costo, si fonda su questa compressione dei diritti e della sicurezza lavorativa, con conseguenze negative sia per le persone sia per l’ambiente.
Di fronte a queste informazioni, la domanda è inevitabile: ha senso continuare a sostenere un modello di business così… insostenibile? E, soprattutto, siamo disposti a mettere a rischio la nostra salute e quella dei bambini indossando capi di cui non possiamo garantire la sicurezza? Per noi, la risposta non può che essere, ancora una volta, una e una sola: dobbiamo interrompere tutto ciò15. E per voi?
Albi 🙂
Per approfondire
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